
Da quando ero tornato a casa (21/12/2012) avevo
trascorso molte ore ad informarmi sulla mia patologia, sapevo
tante cose, sapevo che un resezionato come me subisce recidive
(ritorno del tumore) nel giro di un paio di anni con percentuali
del 95%, sapevo che la sopravvivenza a 5 anni dei patologici
da carcinoma epatico va dallo 0 al 2% , 5 anni erano tantissimi,
mi accontentavo, avrei pure firmato, conoscevo le terapie allopatiche
verso le recidive, termoablazione, alcolizzazione, quasi le
aspettavo.
Invece la scoperta delle metastasi linfonodali
mi aveva sprofondato nell'abisso, distrutto ogni speranza, spazio
assoluto allo sconforto e alla sconfitta, disperaziome muta
.......
Nel colloquio dove mi illuminava sui risultati
della Pet il mio oncologo mi accennò all'unica proposta
significativa della medicina tradizionale alla mia patologià,
sorafenib, esiste un farmaco di nuova
generazione che da ottimi risultati, (mi disse)
Tutto però fu rimandato alla tac di conferma a metà
febbraio, il mio oncologo la voleva vedere chiara, non si accontentava
dei risultati della pet e in questo suo professionale modo mi
lasciava ancora un filo di speranza, i linfonodi potevano essere
reattivi e quindi falso-positivi.
In famiglia ho due precedenti
vissuti direttamente sulla pelle.
mio padre, morto nel 1994 per carcinoma al polmone
e metastasi alle ossa. (58 anni)
mia madre, morta nel 2004 per carcinoma intestinale con metastasi
a fegato e reni. (68 anni)
per la cronaca mio nonno, morto nel 1960 a 46 anni per tumore
all'esofago.
morto in agosto, come mio padre, io sono nato in novembre, non
ci siamo neppure incontrati,
io porto il suo nome e cognome, villa arturo è il nome
di mio nonno, li ho tutti al cimitero, uno sopra l'altro.
per non farmi mancare nulla al loro fianco ho la mia cugina
preferita, morta a 31 anni (incidente)
mio padre non ha fatto chemioterapia, è
vissuto 6 mesi dal giorno della diagnosi, 6 mesi dignitosi dove
stava bene, mangiava, aveva appetito, è stato male solo
l'ultimo mese.
mia madre ha fatto chemioterapia, è
vissuta 23 mesi dal giorno della diagnosi, è stato un
calvario vergognoso, un'umiliazione psico-fisica della persona,
le collaterali fisiche erano allucinanti, quelle emotive fatico
a descriverle perchè non ero nella sua testa ma vi assicuro
che ha vissuto mille volte meglio in sei mesi mio padre di mia
madre in 23 mesi.
Ora dovevo decidere la mia strada, somministrarmi
sorafenib che non mi dava speranze di guargione ma solo l'allungamento
della vita del 40% oppure scegliere la strada alternativa..
Io
ho scelto la strada alternativa,
ai miei ho detto:
non mi interessa elemosinare qualche mese
di vita in più dovendo pagare il fatto dello
star male da subito, ho appetito, sto bene, non rinuncio a questo
stato per uno sputo di mesi che dovrei saldare colle collaterali
del sorafenib..
andiamo avanti così, farò
come mio padre, quando starò male mi darete la morfina
e pace all'anima mia.

Questa
è la lettera (clicca qui)
che ho consegnato il 19/04/2013 al mio oncologo mentre firmavo
la rinuncia alla somministrazione del sorafenib.
Il mio oncologo è una
brava persona, un giovane preparato e meticoloso, io gli voglio
bene anche se siamo su due sponde diverse, lui lavora e diffonde
la medicina allopatica, io ho scelto quella alternativa, la
medicina naturale tradizionale, in questo mi ha portato completo
rispetto,

Una delle tantissime testimonianze
che ricevo - uno
strazio solo leggerle amici





Questo
invece è il testo (clicca qui)
che più ha rafforzato, non condizionato, rafforzato
La mia scelta. ( leggilo ) *_*!



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