Come si
possono conciliare i "brillanti risultati della
terapie antitumorali" ed i "notevoli progressi
compiuti dalla ricerca" con i dati che continuano
ad indicare un aumento dei numeri di decessi per
cancro?
Dopo questo
caleidoscopio di notizie, di dati, di ricerche,
di scoperte, per poterci avviare ad una prima
conclusione, dobbiamo prima di tutto esaminare
la situazione REALE delle terapie per tumori.
Secondo l'oncologia ufficiale
le possibilità di guarire oggi dal cancro sono
almeno del 50 per cento, contro il 20 per
cento del 1930. "Un tumore su due oggi è curabile",
Il primo dato da chiarire è che, ufficialmente,
viene considerato caso di cancro curato quello
in cui il paziente sopravvive almeno cinque anni
dalla prima diagnosi.
Pensate: una persona si ammala di tumore, gli
propinano tutte le cure e, attraverso lunghi periodi
di sofferenze, muore cinque anni ed un giorno
più tardi.
Evviva! è stato un grande successo della medicina!.
Vediamo ora come viene calcolato questo famoso
50%.
Esaminiamo il caso del tumore al polmone, che
rappresenta da solo circa il 25% delle morti di
cancro. In Italia, su circa 40.000 casi l'anno,
una mortalità del 50% entro i cinque anni dovrebbe
significare circa 20.000 morti; nei fatti i decessi
sono circa 36.000 (a meno che i ricercatori usino
una matematica diversa da quella dei comuni mortali,
la percentuale è del 90%).
"E quando una patologia ha una mortalità del
90% è evidente che la cura è inefficace. Si dice
e si legge, in alcuni testi, che la chemio avrebbe
un certo grado di efficacia in una delle due grandi
classi in cui sono divisi i carcinomi polmonari,
nel carcinoma a piccole cellule o microcitoma.
L'altro, quello a non piccole cellule, è chiaramente
non responsivo alla chemio o alla radio terapia.
Se si vanno a vedere gli studi controllati sull'efficacia
della terapia medica nel carcinoma a piccole cellule,
abbiamo una sopravvivenza del 9 per cento a due
anni dalla diagnosi, che però diventa del 4 per
cento a cinque anni." Il Giornale - Inchiesta
sul cancro n° 9 "
Il 50 per cento di cui parlano gli oncologi
non è effettivamente la metà del numero dei
malati di tumore, come si è indotti a credere,
ma la media delle varie percentuali di
"guarigione" dei diversi tipi di cancro.
Per capirci, si somma per esempio, l'87 per
cento di guarigione del cancro del testicolo con
il 10-12 per cento di quella del polmone e si
fa la media delle percentuali di guarigione,
non calcolando che i malati di carcinoma del
testicolo, in Italia, per fortuna sono solo
2.000 l'anno, mentre le persone che si ammalano
di tumore al polmone ogni anno sono attorno
a 40.000!
" Il Giornale - Inchiesta sul cancro n° 1.
Vediamo altri metodi matematici per calcolare
le percentuale di guarigione, così come sono riportate
dal Comunicato Andromeda n. 51 /1998 intitolato
L'ARMA CHIMICA. -
Quello che non vi hanno mai raccontato della
chemioterapia: gli effetti collaterali, il gioco
di prestigio delle statistiche, il business.
Ogni dimissione ospedaliera risulta una guarigione
"Se una persona viene dimessa dall'ospedale si
dice che è in remissione.
Quando ritorna viene curata e viene dimessa un'altra
volta. Se ogni dimissione viene considerata come
un dato positivo, i conti aumentano.
E siccome non si può morire più di una volta,
se un individuo è stato dimesso 9 volte ed è morto
una volta sola si avrà un 90% di guarigione e
il 10% di mortalità.
La fortuna dei medici è che si muore una volta
sola (da un'intervista a Di Bella, gennaio 1998,
sullo speciale "Di Bella - La sua cura contro
il cancro" in abbonamento con Il Resto del Carlino,
Il Giorno, La Nazione)
Solo un periodo limitato di tempo è considerato
ai fini della casistica: quello della chemioterapia.
I parametri sui quali viene costruita la casistica
di sopravvivenza, sono costruiti in base all'efficacia
dei farmaci.
Per efficacia della chemioterapia si intende
la riduzione o la scomparsa della massa neoplastica
e la riduzione almeno del 50% delle metastasi
eventualmente presenti.
Dopo sei cicli convenzionali di chemioterapia,
che dura circa sei mesi, si può ottenere anche
la scomparsa della massa neoplastica. Il paziente
risulta così "guarito".
Se a distanza di altri sei mesi compaiono metastasi,
cioè se il tumore riesplode e in modo non controllabile,
quella stessa persona figurerà come un nuovo paziente,
perché "quello di prima" risulta guarito.
Le casistiche non seguono il paziente, ma restano
nell'ospedale
|